C’è una storia di Leo Lionni che si intitola “E’ mio!”. Parla di tre rane che litigavano di continuo. Una diceva “fuori dall’acqua, l’acqua è mia!”, un’altra brontolava “via dall’isola, la terra è mia!” e la terza si arrabbiava se le altre saltavano per acchiappare farfalle “l’aria è mia!”.
Il racconto prosegue, le tre rane sopravvivono ad un pericolo restando unite e da quel momento iniziano a godere del loro stagno dicendo “è nostro”.
Molto bello. Educativo verrebbe da dire. Educativo come la maggior parte dei libri per l’infanzia.
Eppure mi chiedo: rappresentano la realtà?
Leggiamo questi libri stupendi per educare alla condivisione e non ci rendiamo conto che il mondo che stiamo facendo vivere nella quotidianità ai nostri figli e alle nostre figlie veicola messaggi molto diversi.
Educhiamo con i libri o con i laboratori al concetto di nostro ma quanto sentono pronunciare questa parola da noi adulti e da noi genitori nelle cose quotidiane?
Mi verrebbe da rispondere mai!
Sentono solo dire mio e tuo: il mio profilo, il mio account, il mio telefono, il mio tablet, le mie foto, il mio cloud, i miei contenuti e quanto ancora potrebbe continuare questo elenco!
Non serve a niente educare alla condivisione, al nostro, se dalle nostre bocche esce solo la parola mio.