Infine il terzo punto, importante anche se non di natura psicologica: il riscaldamento globale.
Si chiede alle potenze economiche di diminuire le loro produzioni ma chi cambia cellulare ogni sei mesi, siamo noi, chi l’auto la noleggia per poi cambiarla dopo due anni, siamo sempre noi, chi compra vestiti usa e getta, ancora noi, e così via in un lungo inesorabile elenco.
Che c’entra con le app?
Chiunque abbia usato un PC sa che più lo usi e più si scalda. A volte appoggiamo la mano e scotta.
Ecco allora proviamo a immaginare quanto calore producano tutti i server che gestiscono tutte le nostre attività online e abbiamo capito il nesso tra uso della app e riscaldamento.
Ma non c’è solo questo: anche le onde radio delle WiFi generano calore. E quanto ne genera un universo internet sempre in espansione? Forse noi crediamo che ciò che non si vede non esiste.
Secondo l’Università di Cambridge, l’energia consumata all’anno per produrre i Bitcoin (che sono la più famosa moneta virtuale) é superiore ai 100 terawattora. Uno stato come la Svizzera ne consuma 60 circa all’anno!
Tutto ciò che comporta uno scambio di informazione (nel senso del termine usato in fisica), genera calore.
Nella primavera del 2020 ci veniva detto che con il minor uso delle auto dovuto a lavoro da casa e lockdown, si sarebbe abbassato il livello di CO2. Oggi i dati mostrano che invece la CO2 presente nell’atmosfera ha continuato ad aumentare.
Così ci viene detto di spegnere il led della tv che se ne potrebbe tenere accesi miliardi per miliardi di anni, ma nessuno ci ha mai detto di limitare il nostro uso delle app perchè i server si scaldano, usano elettricità per funzionare che non sempre è prodotta da fonti rinnovabili e con processi non inquinanti e così via.