Scrissi queste righe prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ve le riprongo
Cari bambini e care bambine, mi chiamo Tommaso, ho due figli di 10 e 7 anni e sono psicoterapeuta.
“Cosa?” chiederete voi. Lo psicoterapeuta è una delle possibili evoluzioni dello psicologo e quello che fa è molto semplice: aiuta le persone a cercare una soluzione ai loro problemi, soprattutto quelli che stanno dentro, come la solitudine, la rabbia, la paura e così via.
Vi scrivo perché ho appena parlato con la maestra di mia figlia. Non so cosa accadrà nelle vostre classi, ma da noi, a Pistoia, gli alunni non potranno più condividere né un righello o una matita, né tantomeno un abbraccio, una spinta o un cinque per un bel voto o uno scherzo riuscito alla maestra.
Ripercorriamo velocemente quanto successo.
A marzo vi siete ritrovati chiusi in casa, senza più scuola, senza sport, senza feste di compleanno, ma con babbo e mamma sempre in casa: penso che per molti di voi, marzo sia stato un mese irripetibile perché questo mondo porta sempre troppo lontani i babbi e le mamme da tutti voi bambini.
Credo che già ad aprile la mancanza di obiettivi, di motivi per i quali si fanno le cose e la mancanza di stare con i vostri coetanei abbia portato molti di voi a sentirsi vuoti, senza più voglia di fare niente, oppure a sentirsi nervosi o agitati. O, ancora, ad attaccarsi ai genitori e non voler più uscire.
Poi piano piano i genitori sono tornati a lavorare o sono diventati molto più preoccupati perché il loro lavoro non ricominciava
E voi ancora senza scuola e senza amici.
Passando i giorni avete iniziato a vedere i ragazzi più grandi tornare ad uscire, a popolare le strade e i parchi la sera, quei parchi in cui voi avreste potuto sedere in cerchio, fare lezione e ridere con i vostri compagni.
E invece vi abbiamo lasciato ancora in casa, ancora soli
Vi abbiamo chiesto addirittura di non giocare in spiaggia con gli altri bimbi, di non condividere tra di voi una pista di biglie o un secchiello per dare vita ad una fortezza.
Nel frattempo nelle discoteche si ballava ed i babbi potevano giocare a calcetto e le mamme allenarsi in palestra.
Ed eccoci tornati ad oggi che rientrate a scuola ed ancora vi chiediamo di rinunciare ad un abbraccio, una spinta o un cinque per uno scherzo riuscito, così mi trovo qui ad usare una sola parola: SCUSA.
Vi chiedo scusa se abbiamo deciso di approfittare della vostra capacità di adattamento (perché voi bambini siete straordinari in questo) per imporvi sacrifici che nemmeno noi adulti siamo stati in grado di compiere. L’esempio dovremo farlo noi grandi, avete ragione.
Vi chiedo scusa se chiediamo a voi bambini di proteggere la nostra libertà e la salute dei nonni.
Anche questo sarebbe un compito nostro: il compito di proteggere, che sia da un mostro sotto il letto o da un virus cattivo per tante persone soprattutto quelle anziane.
Ed oltre a chiedervi scusa, vi voglio chiedere di ricordare: bambini e bambine, anche se adesso vi teniamo lontani dai vostri amici, ricordate che stare vicino agli altri di persona è la cosa più importante. Proprio come fanno Pippo e Topolino.
E quando vedrete un vostro amico piangere, è di un vostro abbraccio che avrà bisogno.
Quando lo vedrete ridere, ridere con lui vi renderà entrambi felici.
Quando cadrete a terra, è appoggiandosi uno all’altro che riuscirete a tornare in piedi.
Se ricorderete questo, sarete degli adulti migliori di noi.
Con affetto,
Tommaso
tommaso.sardi@live.com