No, non ho sbagliato. Non stavo pensando a quelli della terza C con il celebre “Sacchi…3!”
Parlo di un gruppo di ragazzi e ragazze con cui ho avuto la fortuna di incontrarmi ieri mattina per aiutare le persone alluvionate a Campi Bisenzio.
Ragazzi e ragazze che hanno lavorato instancabilmente, senza lamentarsi, senza distrarsi.
Parliamo sempre di queste giovani persone elencando le loro manchevolezze, le loro azioni negative, dipengendoli come scansafatiche senza obiettivi, responsabilità, impegno.
E poi te li ritrovi lì: pieni di mota, zuppi di acqua sporca che nemmeno si fermano per un bicchiere d’acqua e allora penso “sono loro o siamo noi che li caliamo addosso un mondo che li fagocita togliendo obiettivi, responsabilità, impegno?”
Sono convinto che sia così. Sono convinto che è il mondo che abbiamo preparato per loro, fatto di strumenti che servono per rendere per noi adulti più comodo il mettersi in relazione con loro che finisce per svuotarli e impedesce loro di sviluppare proprie, che sono molte, potenzialità.
Proviamo a chiederci più spesso che adulti siamo noi piuttosto di che giovani sono loro.