Sharenting è un neologismo nato dall’unione di share e parenting, inteso come il condividere online da parte dei genitori. Si riferisce quindi a quel fenomeno ormai ben strutturato per molti genitori, anche per molti buoni genitori, di mettere online contenuti riguardanti i propri figli.
Al di là dei pericoli insiti nelle piattaforme che vanno dalla “semplice” violazione della privacy al furto d’identità, a me preme riflettere su un altro aspetto.
Quando ci chiediamo di cosa hanno bisogno i nostri figli per affrontare questo mondo, viene spesso detto che servono capacità digitali. Sinceramente non mi trovo molto d’accordo, soprattutto se questa domanda è rivolta ai genitori.
Le capacità digitali vengono già ampiamente trasmesse dalla società stessa che preme di continuo per farci aprire profili, per “condividere” con altre persone i nostri interessi, i nostri gusti, le nostre recensioni e così via.
In una società orientata al rendere pubblico anche ciò che dovrebbe essere privato, orientata ad annullare lo spazio privato, ecco credo che questo debba essere il compito di noi genitori.
Il problema forse è che molte della mia generazione già fanno fatica a livello personale a stabilire chiari confini tra ciò che è privato e ciò che può essere pubblico.
Inviterei a ripartire da questo: voglio che mio figlio o mia figlia imparino che tutto ciò che fanno deve essere visto dagli altri o voglio che sappiano differenziare e tenere per sè le proprie cose, decidendo con calma a chi farle conoscere?
Lo sharenting diventa un problema importante per le persone che vogliono portare avanti la seconda idea. In questo caso se i mie figli fanno qualcosa di bello, piuttosto che fare vedere che ho messo la foto o il video su una piattaforma, posso dire loro che appena c’è l’occasione si fa vedere ai nonni, agli zii o ai cari amici. Quelle persone che a loro vogliono bene.
Questo credo sia un punto nevralgico: insegnare che le nostre cose importanti si affidano alle persone che si prendono cura di noi.
E si insegnerebbe anche l’attesa sia a loro che a noi che ormai tendiamo ad esserne carenti. Questa è un’altra cosa che il mondo di oggi non offre e, quindi, spetterebbe a noi genitori farsene carico.
I nostri figli e le nostre figlie introiettano molto più ciò che ci vedono fare nei gesti quotidiani rispetto a ciò che ci sentono dire.