L’inverno stava ormai per terminare e Leone, il re della giungla, non stava più nella pelle al pensiero che di lì a poco avrebbe riunito tutti i suoi amici per il tradizionale appuntamento della Festa di Primavera.
-Vai ad appendere l’avviso della festa al grande Baobab- disse a Scimpanzé, il suo fidato consigliere.
“Tutti siete invitati alla Festa di Primavera”, c’era inciso sull’avviso.
Il giorno seguente, giunse da lui una iena. La iena non rideva come al solito, anzi si sarebbe potuto dire che era addirittura seria e, con serietà, mista a rabbia, parlò al suo re.
-Sire, anche quest’anno si terrà la Festa di Primavera, ed anche quest’anno dovrò sopportare le risate e gli sguardi di tutti gli altri. Nessuno mi vuole nel proprio cerchio a ridere e scherzare perchè mi ritengono inferiore per il solo fatto che mangio le carcasse degli animali già cacciati da altri. Ma questa è la mia natura e non accetto più di essere messa da parte e derisa per qualcosa che non ho deciso io. E lo stesso vale per tutte le mie compagne-.
-Ti capisco- rispose Leone, con senso di colpa, ripensando a quante volte lui stesso aveva guardato con disgusto le iene mangiare una carcassa.
-E non c’è modo per cui tu decida di partecipare alla festa?-
-Un modo c’è, sire: specifica il mio nome e quello dei miei simili nell’avviso della festa, così mi sentirò riconosciuta e nessuno potrà più ritenere che la mia presenza sia fuori luogo-.
Leone accordò quanto chiesto, chiamò Scimpanzé e gli disse di modificare l’avviso che ora recitava così “Tutti e tutte le iene siete invitati alla Festa di Primavera”.
Il giorno seguente giunse dal re un ghepardo.
-Cosa ti porta qui, amico ghepardo?- chiese Leone.
-Sire, sono stufo si parli sempre delle tigri mentre di me, che sono il più veloce tra tutti i tuoi amici, nessuno si ricordi mai. Quindi se nessuno mi considera, io non considererò più nessuno e non verrò alla festa-.
-Ma come ghepardo? Permettimi di trovare una soluzione- implorò Leone ripensando a quante volte lui stesso si era dimenticato dei ghepardi.
-Aggiungi anche il mio nome e quello dei miei compagni nell’avviso, così tutti si ricorderanno di noi-.
Leone accettò la proposta del ghepardo e mandò Scimpanzé a modificare l’avviso che ora diceva “Tutti, tutte le iene e tutti i ghepardi, siete invitati alla Festa di Primavera”.
La storia non era ancora finita perchè, il giorno seguente, un gatto giunse da Leone.
-Sire alla festa noi gatti non verremo perchè tutti ci guardano in cagnesco per il semplice fatto che abbiamo deciso di vivere addomesticando gli umani-.
-Ma non è vero, amico gatto- disse Leone con voce colpevole ripensando a quante volte lui stesso avesse ritenuto inammissibile la scelta dei gatti di sfruttare gli umani per vivere agiatamente.
Anche per il gatto la soluzione era quella che il suo nome e quello dei suoi simili fosse specificato nell’avviso e così Leone incaricò il suo consigliere di apportare una nuova modifica.
“Tutti, tutte le iene, tutti i ghepardi e tutti i gatti, siete invitati alla Festa di Primavera”.
Fu poi il turno di una tigre.
-Tigre, tu qui?- chiese con stupore Leone, visto che le tigri erano considerate le più importanti tra i suoi amici.
-Lo so, sire, che noi tigri siamo molto importanti ma tutto il mio branco mi prende in giro perchè ho scelto di essere vegetariana ed una tigre vegetariana viene vista come pazza dalle altre tigri. Per questo nell’avviso deve essere aggiunto che sono invitate anche le tigri vegetariane, altrimenti io non mi sentirò accolta e non parteciperò-.
Messo alle strette da tale ragionamento, e pensando quanto anche lui ritenesse assurdo che una tigre potesse essere vegetariana, Leone si sentì in colpa ed accettò la richiesta della tigre.
“Tutti, tutte le iene, tutti i ghepardi, tutti i gatti e tutte le tigri vegetariane, siete invitati alla Festa di Primavera“, era scritto adesso sull’avviso.
Quella sera Leone si addormentò sereno, ritenendo che dopo aver sistemato la questione di una tigre vegetariana non ci potessero più essere nuove richieste. Oltretutto mancavano ormai solo due giorni alla festa.
La mattina seguente Leone si svegliò e non voleva credere ai suoi occhi. Di fronte a lui una fila interminabile di amici chiedevano udienza.
Tutti avevano un buon motivo per pretendere un’aggiunta all’avviso della festa. C’era la pantera bianca, emarginata perché non adatta a cacciare di notte, il ghepardo che amava correre piano e quindi veniva escluso dai suoi compagni, la lince che accusava gli altri di non farla sentire all’altezza, la iena che non rideva mai e non voleva essere confusa con le sue compagne e così via.
Leone, di fronte a quella serie interminabile di richieste, non sapeva più che fare fino a quando una lampadina si accese nel suo cervello.
-Ho trovato la soluzione!- disse a gran voce. -Tornate alle vostre dimore e domani troverete l’avviso modificato e tutti ne sarete soddisfatti!- Fidandosi del proprio re, la folla si disperse.
Leone chiamò Scimpanzé e disse -caro mio consigliere ho capito che più cose aggiungo alla lista e più altri si sentono esclusi. Non trovando il proprio nome sull’avviso ognuno si chiede perché loro sì ed io no.
Ma ho trovato la soluzione: devi scrivere nell’avviso il nome di tutti così nessuno si sentirà più non rappresentato e, visto che ci sei, inserisci anche il mio nome, Leone, perchè anche io sono stufo che tutti si ricordino di me solo in quanto re ma nessuno mi chiami mai per stare in compagnia-.
La sera dopo tutti parteciparono alla festa e tutti si divertirono, persino la iena sempre seria, i gatti, la pantera bianca (che si scoprì essere invidiata perché soffriva meno il caldo) e il ghepardo che, amando andare piano, arrivò in ritardo.
Tutti si congratularono con Leone per averli fatti sentire accolti e riconosciuti.
Alla fine Leone e Scimpanzé rimasero da soli.
-Ho avuto un’idea geniale a farti scrivere il nome di tutti quanti, mi spiace solo che avrai dovuto fare una faticaccia, caro amico mio- disse il re.
-Hai ragione e forse dovresti andare a leggere l’avviso per rendere merito al mio impegno-.
Leone, seppur stanco, si incamminò verso il grande Baobab e quando vi arrivò vide di fronte a lui un cartello stranamente piccolo, pensando a quanti nomi dovevano esserci scritti sopra.
Si avvicinò e lesse:
“Tutti i felidi sono invitati alla Festa di Primavera”.