Nulla é, sosteneva Gorgia.
Mi é tornato in mente dopo aver rivisto la prima puntata di “Willy il principe di Bel-air” del 1990, in cui Hilary, la cugina di Willy, entra in scena dichiarando di dover andare a manifestare contro l’inquinamento.
E poi la rivoluzione guidata dai social che ha portato alla ribalta una povera ragazza a cui abbiamo tolto la giovinezza. E da lì tutti a parlare di ambiente e a manifestare per il futuro, fino a farci credere che le manovre dei colossi industriali fossero una risposta al nostro manifestare.
Mettere a capo di tutto una ragazza é stato il colpo di genio dell’economia. Ha costruito l’idea che i giovani guidino la società e che i grandi stiano lì ad ascoltarli e imparare da loro: ma quando mai a quindici anni venivamo ascoltati dai nostri genitori? Così si promette di non produrre più motori a benzina o gasolio per le auto passando tutto all’elettrico e si vende come una vittoria del futuro, nonostante l’elettricità si produca inquinando, nonostante le batterie non si sappia come smaltirle.
E in tutto questo Putin fa ripartire le nostre centrali a carbone, a dimostrazione che niente in realtà é stato fatto e nessun ragazzo é stato davvero ascoltato.
Nulla é, sosteneva Gorgia, ma potrebbe anche essere vero che tutto è, non é più questo il problema ormai. Mi chiedo semmai cosa é questo é.
É un’illusione di potere, un’illusione di volontà, un’illusione di pensiero.
Ma poi mi tornano alla mente i discorsi su effetto serra di cui da ragazzo sentivo tanto parlare.
E allora penso che se anche l’è fosse allora sarebbe mutevole nel tempo e nello spazio, perché forse nemmeno l’é può sottrarsi al non essere lo stesso ogni volta che si bagna nello stesso fiume o in fiumi diversi.
Eppure questo è é comunicabile perché come mostra il primo assioma della comunicazione di Watzlawick “non si può non comunicare”, tutto é comunicazione, tutto é scambio di informazione (la malattia mentale sorge infatti laddove diventa impossibile comunicare e si crea un cortocircuito tra ciò che non é possibile, il non comunicare, e ciò che per me diventa reale, il mio non comunicare).
Allora mi viene davvero da credere che l’é sia nell’informazione, nella relazione tra due o più enti, come ho appreso con la formazione in psicoterapia o come mostra la fisica.
E se invece fosse così per me proprio a causa della mia formazione e dei miei interessi? E se fosse così per me perché così lo voglio costruire in questo istante mentre penso e scrivo?
Se Einstein ha mostrato che nessuno vive lo stesso tempo dell’altro, pur essendo questa discrepanza impossibile da percepire per la nostra mente, non é forse ipotizzabile che nessuno viva la stessa realtà?
Non é questione di Dio, Uno, soggetto, oggetto, volontà, potenza, é questione che siamo universi separati.
La relazione stessa, in cui dovrebbe risiedere l’é, finisce così per essere un illusione a cui accettiamo di credere.
Forse la relazione é quell’entanglement quantistico che mette in connessione realtà non in contatto.
Ma forse anche questo é un errore perché porterebbe a stabilire una via preferenziale all’essere come lo é stata l’arte, la scienza, la storia, la fede…
Ognuno conosce l’essere in base al modo in cui ha scelto ed “é stato scelto” (dalla sua storia, dalla storia della sua famiglia, dal territorio e dalla cultura e in cui nasce…) di vivere: forse affermare che esiste una via privilegiata all’essere é solo un’altra illusione, macchiata di presunzione.
Cogito ergo sum, penso dunque sono, affermava Cartesio, ma se il mio pensare é dentro un’illusione, non lo é forse anche il mio essere?
Cogito ergo me delusum esse: penso dunque sono illuso di essere.
E va bene così perché, in fondo, ancora resto a guardare sognante un mago far scomparire le carte e continuo ad ammirarlo pur sapendo che é un’illusione…
Tommaso Sardi
P.s. scusate per la perdita di tempo. Tra un mese rileggerò e mi divertirò a trovare i vari copia incolla da filosofi studiati al Liceo. É però dolce perdermi nel mare del pensare per pensare, del pensare sul pensare …